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Wiki loves a San Donato - 27 settembre 2023
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L'organo virtuale di San Donato
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20 agosto 2021 - Un annivesario speciale
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Era il 20 agosto 2004 quando il compianto Padre Vincenzo Coli, Custode del sacro Convento di Assisi, portò in dono alla Chiesa di San Donato la Reliquia del Corpo di san Francesco. Fu preparata, per l'occasione, questa brochure dell'evento
Padre Coli intervenne con una relazione sulla "Spiritualità francescana negli affreschi di san Donato", nella quale rilevava che "la collocazione di due scene evangeliche, il sepolcro vuoto, a destra entrando, e di Cristo risorto, a sinistra, ci offre la chiave interpretativa di tutto il programma iconografico [della Chiesa di San Donato], cioè sia delle storie bibliche sia di quelle dei santi, nei quali risplende la grazia liberatrice e redentrice del Figlio di Dio: Gesù Cristo, centro, compimento e senso di tutta la realtà." E' la lettura "oméga" della storia della salvezza: solo a partire dalla Risurrezione si capiscono e si possono (ri)vivere le vicende della storia della salvezza; senza questa chiave di lettura, esse sono solo vicende umane, "troppo umane"!
Giova certamente la lettura storico-artistica dei cicli pittorici, anzi ne è la condizione indispensabile, ma non sufficiente.
Non va dimenticata la finalità per la quale gli affreschi di San Donato sono stati realizzati. Era la "Bibbia dei poveri"... la "Bibbia di Ripacandida", e aveva la prevalente finalità mistagogica, di introduzione ciooè al mistero, oltre a quella decorativa, la più evidente. L'innegabile profilo artistico degli affreschi è, per così dire, una "mancia", un di più che contribuisce a rendere attrattiva e fruibile, per ciascuno a suo modo, la "Piccola Assisi lucana.
Speciale questo anniversario perché coincide con una ripresa del turismo e quindi anche di quello religioso, dopo almeno un anno e mezzo di lockdown.
Ci auguriamo di rivedere la Chiesa di San Donato fra le mete più frequentate di pellegrini e turisti, e che questa perla del Vulture riprenda il rilievo che merita nei mas-media, per il bene del paese e A.M.D.G.
Il Ponte del capello
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Si tratta di un particolare
che appena si scorge al lato di una nicchia ricavata nella parete di destra della prima campata della chiesa di San Donato, dove è rappresentato l'Inferno. Il frammento dell'affresco richiama quello analogo conservato invece integro di Santa Maria in Piano a Loreto Aprutino,
e che rappresenta la prova a cui vengono sottoposte le anime: esse riescono ad attraversare un ponte, che al culmine diviene sottile come un capello, solo se libere e leggere dai peccati. L’iconografia del Ponte del Capello rimanda alla cultura orientantale, in particolare a quella greco-bizantina e alla tradizione dello zoroastrisma, ma anche alla la Visione di Alberico da Settefrati, cui certamente si è ispirato lo stesso Dante nella Divina Commedia. Nella Visione, il monaco di Montecassino Alberico da Settefrati (1100) descrive un ponte su un fiume, che le anime riescono a passare solo se sono leggere e con pochi peccati. Esse poi sono accolte da un angelo e arrivano al cospetto di San Michele Arcangelo (psicopompo=pesatore delle anime). L'identificazione del frammento dell'Inferno a San Donato con il "Ponte del capello" si deve a Ruggero D'oronzo, con la sua pubblicazione La chiesa di San Donato a Ripacandida. Storia e arte di un santuario lucano dimenticato
La Bibbia di Ripacandida
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<Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto> (Gen 2, 3)
Dall’analisi di questo passo, gli antichi commentatori della Torà svilupparono una interessante interpretazione. Poiché al settimo giorno veniva nominato il riposo di Dio, arrivarono alla conclusione che “vi è un atto di creazione del settimo giorno”, la “menuchà”, il sabato. Questa è la creazione del riposo.
Ma secondo questa antica tradizione la “menuchà” non è solo il riposo, è quella esperienza di silenzio, di pace e di armonia che i Sabato (per gli Ebrei) diffonde nell’universo, consentendo quella pienezza di senso che è un’anticipazione della vita eterna.
Il Santuario di San Donato in Ripacandida è questa esperienza della “menuchà”, è l’esperienza del silenzio e della contemplazione di fronte ai “mirabilia Dei”, le meraviglie del creato: “Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature…”
A Ripacandida come ad Assisi, salendo verso il Santuario, si fa l’esperienza della “menuchà”.