Interno della Chiesa di San Donato<Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto> (Gen 2, 3)
Dall’analisi di questo passo, gli antichi commentatori della Torà svilupparono una interessante interpretazione. Poiché al settimo giorno veniva nominato il riposo di Dio, arrivarono alla conclusione che “vi è un atto di creazione del settimo giorno”, la “menuchà”, il sabato. Questa è la creazione del riposo. 
Ma secondo questa antica tradizione la “menuchà” non è solo il riposo, è quella esperienza di silenzio, di pace e di armonia che i Sabato (per gli Ebrei) diffonde nell’universo, consentendo quella pienezza di senso che è un’anticipazione della vita eterna.
Il Santuario di San Donato in Ripacandida è questa esperienza della “menuchà”, è l’esperienza del silenzio e della contemplazione di fronte ai “mirabilia Dei”, le meraviglie del creato: “Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature…”
A Ripacandida come ad Assisi, salendo verso il Santuario, si fa l’esperienza della “menuchà”.


Solo chi viene dal frastuono alienante della città (e io sono uno di quelli!) riesce a percepire in modo inequivocabile il silenzio della contemplazione di fronte ai capolavori dell’arte e della fede!
Ma questo silenzio, che è anche stupore ed emozione, non è assopimento. Esso si concretizza in una sapiente e progressiva mistagogia.
A Ripacandida, nel Santuario di San Donato, il pellegrino orante è condotto per mano; introdotto progressivamente nella esperienza del Mistero, attraverso un impianto iconografico sapiente e biblicamente fondato: a partire dalla “Risurrezione di Gesù” e dal “Sepolcro vuoto”, posti rispettivamente sul primo pilastro a sinistra e su quello di destra entrando in chiesa, dagli episodi del Vangelo e i Novissimi (Il Giudizio, il Paradiso, l’Inferno…), nella prima campata, fino alle storie dei Santi e alla Genesi, rispettivamente, nella seconda e nella terza campata e sulle pareti.
E’ la lettura “oméga”, che solo una sapiente progettazione dell’intera chiesa poteva prevedere

Nicola Tricarico